giovedì 1 dicembre 2011

Paprika, di Satoshi Kon (2006)

“Domani sera cosa date al cineforum?”
”Paprika di Satoshi Kon”
”Ah si, wa è belissimo. Immagina un giapponese che sogna!”


Ora il Giappone è un mondo pieno di contraddizioni, la Yakuza che trovi sulle pagine gialle come azienda legalmente riconosciuta, lo struscio sui mezzi pubblici considerato un’istituzione, adulti che leggono in strada fumetti hentai (manga spuorchi), signorine che si inchinano agli uomini anche quando parlano al telefono e suicidi e ricoveri in centri di recupero da internet all’ordine del giorno.
Cosa potrebbe sognare un giapponese?
Io non lo so, Paprika non l’ho ancora visto.
Però di Satoshi Kon (salut’a nui) ho visto quel capolavoro dell’animazione che è Paranoia Agent e posso garantire sulla sua originalità, sulla sua freschezza e profondità e sul suo essere così brillante:
13 puntate da 20’ ripiene di follia e mistero, da gustare a uso caldarroste appena fatte...
un po’ come quando vai a mangiare agli chalet a castellammare, vai con la diffidenza, con il pensiero che le cozze le sciacquano nel porto, che con le mani sporche tagliano la ‘nzalata di purpo e che non lavino a dovere le pummarole della caponata, ma.
Patatern.
Chi c’è stato sa cosa sono gli chalet di castellammare e difficilmente vai via da quel porto senza un sorriso da recchia a recchia.
Però questo è cinema e non cinema a pan e puparuol.
Al massimo alla pescatora.
O al sashimi, che mo si porta malamente.

Nessun commento:

Posta un commento