giovedì 1 dicembre 2011

Memento, di Christopher Nolan (2000)

Immaginatevi seduti al bancone di un bar di Piazza Garibaldi alle 9 del mattino.
Il barista vi ha appena posato davanti la tazza col cappuccino fumante che avete ordinato un minuto prima, gli chiedete un po’ di cacao e lui vi spolvera la schiuma di latte disegnando delle profumate puntinature casuali.
State per afferrare la tazza per il suo bollente manico quando al vostro fianco si para una faccia di merda che puzza di cane morto, egli vi saluta con un entusiasta “A capocchij!” ed allunga il braccio al di sopra della vostra spalla, pucciando il vostro cappuccino con il suo cornetto a crema ed amarena dalla punta smozzicata.
Voi magari comincerete a jastemare gesubambino, vishnu o allah a seconda della religione che prediligiate, ordinerete un nuovo cappuccino nel ludibrio generale e dopo un attimo è come se non fosse successo niente. 
Nulla, ne’ altre imprecazioni, ne’ ricordi traumatici, ne’ l’idea di chi abbia lasciato quella tanfa di merda proprio accanto a voi.
Il motivo è che il pataterno ha voluto che voi soffriate della perdita della memoria retrograda, quella a breve termine, proprio come il protagonista di Memento; per questo motivo potete ben immaginare il sangue che dovrete jittare per fare qualunque cosa, dal pagare la bolletta scaduta della correntel al mettere a scongelare le braciole di cotena per gli ospiti a cena.
E se di Christopher Nolan vi è piaciuta quella cacata di Inception è perché il bastardo che comunque ci sa fare si è fatto le ossa con questo suo secondo film, scoprendo che -Ehi!- o gioc funziona.
E non solo a Piazza Garibaldi.

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