martedì 13 dicembre 2011

La Famiglia, di Ettore Scola (1987)

Vittorio Gassman interpreta un uomo tormentato e coraggioso in un delizioso ritratto cavalleresco, tratteggiato con magistrale ironia e per la prima volta in Italia in un realistico medioevo.
Tutto questo in “L’Armata Brancaleone”.
Perché “La Famiglia” è differente. Perché è di un altro tempo, è più intimista e drammatico, ti fornisce quel qualcosa in più tramite un meccanismo naturale di divisione genitale:
dopo la prima mezz’ora di film avrete già 4 palle invece delle solite 2.
Ma se riuscirete a resistere indenni, svegli e mentalmente sani, dopo la prima mezz’ora vi si parerà dinanzi un barlume di speranza alla noia imperante: sempre lui, Vittorio Gassman.
La sua recitazione e la mutazione cronologica del suo carattere è praticamente l’unico motivo per resistere ai 140 minuti della versione integrale di questo film, oltre alle 3 zie sue sorelle, zitelle e inacidite, che diventano più mansuete man mano che una alla volta si fanno il gardone.
In particolare una delle 3 vuole continuamente suicidarsi, ma purtroppo la fermano sempre.
Ah, ci sta pure un fatto di corna vissute niente male, bambini ladri poco realistici ed un Ricky Tognazzi in stato di grazia che interpreta un cretino.
Da non perdere l’intervista ad Ottavia Piccolo negli extra, dove per poco più di 10 minuti spara a zero su Ettore Scola e sui produttori odierni che non le faranno più calcare un set manco per farla scopare per terra.
Per favore però, allontanatemi dai David di Donatello e ridatemi Chicken Park.

Midnight in Paris, di Woody Allen (2011)

Caro Diario io non ce la faccio più, quello si vuole fittare l’appartamento a Parigi, per uscire sotto la pioggia e vivere nei film che si fa in testa!
O’ scrittor... è’asciùt o’ scrittor mo! Ma statt quiet e soprattutto fa sta quieta a me, che quello già Dio o’ssape e a Maronn o’ vede... lo dicevano mammà e papà che quello non è buono, che tiene la capa per spartere le recchie, si vabbè, scrive per Hollywood, fa belli soldi però è un po’... un po’... è decisamente un poco filoscio.
Mica come Paul... ah che uomo quel Paul! Quando mi parla vengo meno, la sua cultura, il suo charme, la sua virilità, ahimè.. magari Gil avesse un centesimo delle sue doti!
E quella cofana della moglie.. io a volte faccio la zoccola con Paul proprio apposta, per vedere lei come reagisce, ed ogni volta fa sempre finta di niente e ride come una scema, ma non ha capito proprio niente, io a Paul se voglio lo accappotto mani e piedi;
il mio Gil non se ne accorge manco figuriamoci, potrei riempirlo di corna fino a farle raggiungere il numero di capelli che tiene in testa e non batterebbe ciglio.
Stasera ad esempio che andiamo a ballare, già so che lei si sfasterea e se ne torna a casa, Gil non tiene genio e torna in albergo, ed io mi scheo la gonna più corta che tengo nel trolley, che quando mi vedrà non saprà se pagarmi in anticipo a uso escort o se alzarsi la mandibola col cric del taxi.
Caro Diario, un’ultima cosa, ho visto delle bellissime poltrone in un negozio qui a Parigi, a me piacciono tantissimo ma per Gil sono troppo costose: ora non so se ascoltare lui e conservare i soldi per far venire Alberto Selly al matrimonio o stare a sentire a mia mamma che dice che è un perocchio, e comprarmele a sfregio con la Findomestic che mo teniamo la carta oro.

giovedì 1 dicembre 2011

Ladri di Biciclette, di Vittorio De Sica (1948)

Mia madre fin da quando ero bambino mi ha ingolfato con Vittorio de Sica, con la Bersagliera, con "Notti d'Oriente?" "No, lavanda Cannavale!", con Pane Amore e tutto il resto appresso.
Anni dopo scoprii che De Sica era un regista, uno dei padri del neorealismo italiano, noto in tutto il mondo e chiesi a mia madre:
"Mamma, ma lo sai che Vittorio De Sica ha fatto un sacco di film importanti da regista?", "No".
E poi di sabato pomeriggio, giusto per tirarmi un po' su, 
ho visto Ladri di Biciclette.
Qual tensione che si taglia col coltello,
qual sorriso che si scassa col pestello,
qual sasiccia che si infila nel budello!
Un grande film sulla ciorta ro' povr'omm, ma con un un'ironia onnipresente,
un Bruno bambino con uno sguardo impaurito che alza sempre gli occhi al cielo a cercare suo padre, un po' come me che mentre guardavo il film reclamavo a gran voce una scena senza tragedie.
A me non piace schiattare i film come quei fatti:
"Wa The Others? Bellissimo! Veditelo! Non ti dico niente per non rovinarti la sorpresa. Però tipo... l'hai visto il Sesto Senso?";

per questo non vi dico nulla, per non rovinarvi la sorpresa nel caso fosse un film che vi manca.
Però tipo... l'avete visto Dancer in the Dark?

La Sera della Prima, di John Cassavetes (1977)

Mio padre a volte mi parlava dell'Allibratore Cinese di Cassavetes, esortandomi a vederlo e per questo è nella mia possente lista must-see, da anni.
Poi il caso ha voluto che vedessi questo suo film e subito sono rimasto impressionato dalla sporcizia visiva.
Cassavetes non guarda mai da lontano quello che riprende, ci mette le mani dentro e cerca le viscere, il sangue;
si trova a proprio agio tra le pieghe tortuose e torturate delle menti dei protagonisti, con corna vissute con stile, attrici viziate ed una sceneggiatrice teatrale maledettamente identica alla mia prof d'italiano del liceo, quella che mi guardava ed esclamava a uso mantra "Massimiliano duuuuueeeeeee!" mentre rideva con gioia suina, quella che indossava autoreggenti e ciglia finte.
Il film dura 144 minuti per stomaci forti e pazienti, minuti non leggeri ma lei è straordinaria e la storia si regge e ti cattura, senza (tanti) buchi.
Ah, da piccolo vidi per la prima volta Ben Gazzara nel Camorrista di Tornatore e mi sconvolse; poi l'ho visto in Storie di Ordinaria Follia di Ferreri con al fianco una sexyssima Ornella Muti-Cass; poi l'ho visto qui.
E' possibile che faccia semp part'e'cazz (parti sopra le righe...) ?

Insidious, di James Wan (2011)

Era da tanto che desideravo vedere un horror paranormale da 8 pieno, con tutte le cacate sotto al punto giusto, con la banda di ghostbusters, con i classici scricchiolii "oh, cos'è stato" delle case nuove.
Un film su di un criaturo inquietante che ad un certo punto gli viene sonno che manco la banda del Maestro Scannagatti.
Ciò che più mi ha fatto fare la faccia da -.- è stata una delle prime scene "vedoimostri compilation": 
la madre di questa famiglia da mulino bianco ode fracasso su in soffitta e va a controllare;
mentre osserva tutte le sciartapelle accatastate a capocchia dai precedenti inquilini, viene richiamata all'attenzione da una stufa a legna, che bell'e'bbuon s'appiccia.
Si, scena classica, si appiccia da sola senza che nessuno la tocchi nè la sosci.
E la madre che fa? Osserva per un secondo il fuoco ardere dietro la grata e pò so'ffà passà po'cazz.
Cioè manco un "Uggesù, ch'è stat!", niente, come una sogliola nel banco frigo.
Poi viene il marito e lei spaventata lo acchiappa sotto:
"Amore, vedo e sento delle cose strane, misteriose",
"Ma quali cose?",
"Eh, le cose".
Ma perché ne scema che sei, non gli dici ch'è stato?
Tieni paura che ti rida in faccia?
Tieni scuorno che ti metta una mano sulla testa e ti dica:
"Bell a maritino tuo, ja stai stanca, beviti un vaticocc e fanc sta quiet"?
A parte queste cacate che per carità saranno pure "Esigenze di copione dettate da precise mission produttive", per me che adoro i film con i criaturi che entrano o escono dai televisori è stato un filmone.
I mostri.

Memento, di Christopher Nolan (2000)

Immaginatevi seduti al bancone di un bar di Piazza Garibaldi alle 9 del mattino.
Il barista vi ha appena posato davanti la tazza col cappuccino fumante che avete ordinato un minuto prima, gli chiedete un po’ di cacao e lui vi spolvera la schiuma di latte disegnando delle profumate puntinature casuali.
State per afferrare la tazza per il suo bollente manico quando al vostro fianco si para una faccia di merda che puzza di cane morto, egli vi saluta con un entusiasta “A capocchij!” ed allunga il braccio al di sopra della vostra spalla, pucciando il vostro cappuccino con il suo cornetto a crema ed amarena dalla punta smozzicata.
Voi magari comincerete a jastemare gesubambino, vishnu o allah a seconda della religione che prediligiate, ordinerete un nuovo cappuccino nel ludibrio generale e dopo un attimo è come se non fosse successo niente. 
Nulla, ne’ altre imprecazioni, ne’ ricordi traumatici, ne’ l’idea di chi abbia lasciato quella tanfa di merda proprio accanto a voi.
Il motivo è che il pataterno ha voluto che voi soffriate della perdita della memoria retrograda, quella a breve termine, proprio come il protagonista di Memento; per questo motivo potete ben immaginare il sangue che dovrete jittare per fare qualunque cosa, dal pagare la bolletta scaduta della correntel al mettere a scongelare le braciole di cotena per gli ospiti a cena.
E se di Christopher Nolan vi è piaciuta quella cacata di Inception è perché il bastardo che comunque ci sa fare si è fatto le ossa con questo suo secondo film, scoprendo che -Ehi!- o gioc funziona.
E non solo a Piazza Garibaldi.

Hollywood Party, di Blake Edwards (1968)

Volevo scrivere un pezzo sul film che ho rivisto ieri sera:
prima ho pensato di scriverlo come se parlasse il protagonista in prima persona, col suo buffo accento indiano;
poi ho pensato di scriverne come se appartenesse al genere catastrofico a uso Indipendence Day, 2012 o Deep Impact;
infine volevo parlarne in maniera sobria e senza spoilerare nulla.
Alla fine non ci sono riuscito, per un semplice ed unico motivo:
il protagonista di questo film è un cretino.
Penso a quanto sia scemo e a quanto sia invece adorabile e delicato il film e mi passano tutte le idee.
E poi penso a Fantozzi e Mr. Bean ed alle differenze culturali tra i 3 paesi.
Perché se negli USA la commedia di quegli anni è brillante, sia con Blake Edwards stesso, che con Billy Wilder e Gene Saks, a me le commedie italiane mi sono sempre sembrate amare, a sfondo sociale, con la riflessione di fondo, profonde e un poco pesanti.
Un pò come quando ti senti chin e prublem e il compagno tuo ti dice "Vuoi venire al locale Capocchie? Ci sta Giuann c'a chitarr che suona con i bicchieri scardati, lo devi vedere, è pura arte d'avanguardia!!" (commedia statunitense) e tu pensi "Biat a te ca tien a capa fresca..." (commedia italiana).
Tra quegli amici ce ne stanno alcuni che non hanno mai visto Fantozzi perché dicono infonda tristezza, e non hanno tutti i torti.
A me invece Fantozzi fa ridere tanto, Mr. Bean tantissimo (anche se Mr. Bean è ancora n'atu fatt...) ma Hollywood Party ogni volta che lo rivedo oltre a farmi ridere mi fa brillare d'energia positiva tutte le cellule del corpo.
Anche se il protagonista è un cretino.

127 Ore, di Danny Boyle (2010)

Lista delle cose da fare:
  1. rispondere sempre al telefono, anche se si stratta di persone moleste
  2. ricordare che il rischio di rompermi la noce del collo mi ha sempre causato tanta adrenalina ed endorfine
  3. ricomprarmi la mountain bike che mi hanno rubato da dentro il garage 15 anni fa
  4. reperire molto presto la cafonissima soundtrack attraverso vie sicuramente legali
  5. continuare ad utilizzare le vecchie liste di cose da portare per i futuri viaggi per non dimenticare nulla a casa
  6. dire a un cristo ndo' cazzo vado
  7. ricominciare a bere acqua calda d'estate per tenermi pronto alle situazioni d'emergenza
  8. avere sempre a portata di mano un coltello che non sia quello che usano a teatro o per tagliare il burro
  9. evitare come la peste il detto "vutt a pretell e annascunn a manell"
  10. evitare di fare lo strunzo sopra le pietre pericolanti
  11. portarmi dietro la videocamera che alla peggio ci esce il nuovo Blair Witch
  12. rivedere Into The Wild
  13. ringraziare chi mi ha consigliato il film in bacheca
  14. fare sempre la cacca prima di scendere
  15. fare attenzione ai gonfiabili di Scooby-Doo sul ciglio delle strade
  16. vedere le puntate vecchie di Maurizio Costanzo Show in cui la Brigliadori tesse le lodi dell'Urinoterapia
  17. tenere sempre a portata di mano un antiemetico quando vado al cinema
  18. tenere sempre a portata di mano un canelupo/un razzo di segnalazione/un telesalvalavitabeghelli
  19. assolutamente non dare ascolto al detto "ogni buco è purtuso"
  20. non nascondere i coltellini svizzeri sopra i mobili alti dove non ci arrivo nemmeno con la mano.

Paprika, di Satoshi Kon (2006)

“Domani sera cosa date al cineforum?”
”Paprika di Satoshi Kon”
”Ah si, wa è belissimo. Immagina un giapponese che sogna!”


Ora il Giappone è un mondo pieno di contraddizioni, la Yakuza che trovi sulle pagine gialle come azienda legalmente riconosciuta, lo struscio sui mezzi pubblici considerato un’istituzione, adulti che leggono in strada fumetti hentai (manga spuorchi), signorine che si inchinano agli uomini anche quando parlano al telefono e suicidi e ricoveri in centri di recupero da internet all’ordine del giorno.
Cosa potrebbe sognare un giapponese?
Io non lo so, Paprika non l’ho ancora visto.
Però di Satoshi Kon (salut’a nui) ho visto quel capolavoro dell’animazione che è Paranoia Agent e posso garantire sulla sua originalità, sulla sua freschezza e profondità e sul suo essere così brillante:
13 puntate da 20’ ripiene di follia e mistero, da gustare a uso caldarroste appena fatte...
un po’ come quando vai a mangiare agli chalet a castellammare, vai con la diffidenza, con il pensiero che le cozze le sciacquano nel porto, che con le mani sporche tagliano la ‘nzalata di purpo e che non lavino a dovere le pummarole della caponata, ma.
Patatern.
Chi c’è stato sa cosa sono gli chalet di castellammare e difficilmente vai via da quel porto senza un sorriso da recchia a recchia.
Però questo è cinema e non cinema a pan e puparuol.
Al massimo alla pescatora.
O al sashimi, che mo si porta malamente.

Pi Greco - Il teorema del delirio, di Darren Aronofsky (1988)


A che serve conoscere tutti i metodi risolutivi per i sistemi lineari di 3° grado ad un parcheggiatore abusivo ufficiale? 
Cosa può farsene una shampista professionale di un isomorfismo? 
Un pluridecorato mago esorcista del culto di Ra che fa le carte in televisione che ci fa con la dimostrazione del Teorema dei 2 Carabinieri se non un cuppetiello per il pero e il musso?
La risposta è univoca a tutte e 3 le domande: assolutamente nulla.
Però il protagonista di Pi Greco non è dello stesso avviso: invece di masturbarsi come fanno tutte le persone normali si fa le pippe mentali con la matematica, e ovviamente si allucina un poco, sparagnando però sull’acido lisergico.
Per carità, onore e gloria a chi riesce a far danari con la matematica, professori, ingegneri veri e verdurai hanno fatto grande questo paese nel mondo con la loro professionalità numerica ed il mondo non potrebbe fare a meno di loro, come non potrebbe fare a meno del pero e il musso.
Proprio come lui che non può fare a meno di continuare a chiedersi per tutto il film se 9 x 9 farà 81.

Bronson, di Nicolas Winding Refn (2008)


Da quando ero bimbo, cioè qualche giorno fa, ogni volta che in qualche cineforum mi davano alla biglietteria un volantino del genere leggevo giusto le prime 2 righe per non schiattarmi tutto il film, o davo giusto una scorcia per capire se era una critica o se parlava della trama. 
In questo modo mi sono schiattato Descent, Saw, Il Sesto Senso e qualche altro film che se ti dicono giusto 2 cose, te lo intossichi nel tempo di un battito d’ali di una farfalla a Forcella, o di un uragano a New York.
Effettivamente la tentazione è forte nello scrivere cose come PLURICARCERATO o RAPINA ma siccome non sono sadico a tal punto mi limiterò a fornirvi qualche cenno di quest’uomo di cui vi apprestate a vedere uno dei masterpiece.
Cominciò con tal Pusher nel ’96 per cui si servì della consulenza tecnica di mariuoli veri di machine che lo aiutarono a rendere realistiche le malinquenze compiute nel film;
nel 2003 andò in bancarotta con le banche col suo primo film hollywoodiano interpretato da John Turturro (Fear X) ma non fu sfortunato come Kevin Costner che mo non gli fanno fare un film manco se i soldi ce li mette lui;
ora è al cinema con Drive che ha sbancato a Cannes dove è stato omaggiato con una standing ovation dal pubblico ululante.
Insomma è uno buono veramente, e a me mi piace assai. Anche se ha fatto un film come Valhalla Rising in cui non si capisce proprio nulla, c’è un bucchinaro cieco macchina da guerra in una landa sperza dal pataterno e mio padre mi disse che non gli era piaciuto perché era incomprensibile.
Però a mio padre Bronson piacque molto, e sorrise quando me lo disse. Ed io lo mostro a voi con l’augurio di una buona visione, e sappiate che me lo sono fatto scaricare apposta doppiato per non farvi morire con i sottotitoli.
E lo dedico a lui.

Il post delle fragole.


Questo blog è nato dall'esperienza della scrittura improvvisata di volantini per cineforum casalinghi e narrerà di cinemi specifici.
Anche fuori stagione.