martedì 13 dicembre 2011

La Famiglia, di Ettore Scola (1987)

Vittorio Gassman interpreta un uomo tormentato e coraggioso in un delizioso ritratto cavalleresco, tratteggiato con magistrale ironia e per la prima volta in Italia in un realistico medioevo.
Tutto questo in “L’Armata Brancaleone”.
Perché “La Famiglia” è differente. Perché è di un altro tempo, è più intimista e drammatico, ti fornisce quel qualcosa in più tramite un meccanismo naturale di divisione genitale:
dopo la prima mezz’ora di film avrete già 4 palle invece delle solite 2.
Ma se riuscirete a resistere indenni, svegli e mentalmente sani, dopo la prima mezz’ora vi si parerà dinanzi un barlume di speranza alla noia imperante: sempre lui, Vittorio Gassman.
La sua recitazione e la mutazione cronologica del suo carattere è praticamente l’unico motivo per resistere ai 140 minuti della versione integrale di questo film, oltre alle 3 zie sue sorelle, zitelle e inacidite, che diventano più mansuete man mano che una alla volta si fanno il gardone.
In particolare una delle 3 vuole continuamente suicidarsi, ma purtroppo la fermano sempre.
Ah, ci sta pure un fatto di corna vissute niente male, bambini ladri poco realistici ed un Ricky Tognazzi in stato di grazia che interpreta un cretino.
Da non perdere l’intervista ad Ottavia Piccolo negli extra, dove per poco più di 10 minuti spara a zero su Ettore Scola e sui produttori odierni che non le faranno più calcare un set manco per farla scopare per terra.
Per favore però, allontanatemi dai David di Donatello e ridatemi Chicken Park.

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