lunedì 17 dicembre 2012

Il sospetto, di Thomas Vinterberg (2012)



Trama rapida così mi tolgo il pensiero, stavolta al naturale, non trattata:
un maestro d'asilo buono e comprensivo non accetta il regalino di una bimba spiegandole che dovrebbe darlo ad i suoi genitori o al massimo ad i suoi amichetti; la bimba in tutta risposta tiene il broncio dicendo a spiovere alla direttora che il maestro "è cattivo, è brutto e le ha fatto vedere il pisellino rivolto verso il cielo".
Quello che avviene dopo non lo svelerò, già è assai che abbia svelato l'incipit.
Ma è forte, cazzo se è forte, ti riempie di cazzotti e poi ricomincia finché non tremi.
E direi che... cazzo, Vintenberg, mi hai fottuto di nuovo.
Già Festen era una tortura psicologica e ne ho un ricordo molto intenso, ma con questo mi hai dato un'altra bella mazzata, a partire dalle implicazioni etico-morali della vicenda, continuando con lo studio sugli effetti che il passa-parola genera sulla comunità, un vero delirio.
Per questo odi et amo:
primo, perché mi hai talmente sconvolto con questo film che non riesco a stronzeggiare sulla pellicola come faccio di solito e tutto ciò mi comporta un enorme carico di frustrazione;
secondo, perché mi hai fottuto il cervello, mi hai fatto sentire freddo dentro e fuori, rivoltato come un calzino;
e terzo, perché hai giocato sporco proponendo un meraviglioso Mikkelsen che ho adorato in Valhalla Rising (anche se quel film non si capisce manco per il cazzo, ed è bellissimo, merito di Winding Refn...) in forma smagliante.
Ultime 3 considerazioni:
ero l'unico in sala (minuscola) alle 21,
il film è ansiogeno,
il film è ansiogeno.

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