martedì 4 dicembre 2012

Diaz, di Daniele Vicari (2012)


Ho appena finito di vedere questo film in sala, sono totalmente allucinato.
Di film disturbanti ne ho visti tanti, Il Camorrista, Salò o le 120 Giornate di Sodoma, L'Onda, L'Odio...
non esiste paragone alcuno.
Cazzo Daniele Vicari, quante palle hai? 10? 100? 1000?
Sei riuscito a (far) rivivere quelle ore allucinanti senza pietismi, senza fiction del cazzo in cui noi italiani siamo tanto bravi.
Non ho ancora visto Romanzo Criminale per rimanere in tema di film moderni di denuncia, l'ho sentito osannare da tutti quelli che l'hanno visto ma questo Diaz è un cazzo di film.
Questa è la parte bella, quella che spara un bel voto su di un film di un regista italiano di cui da ora nutro molta stima.
Ma voi guardatelo. Magari fate anche una pausa tra il I ed il II tempo come l'ho fatta io al cinema, così la mente metabolizza il sangue versato.
Voi, vostro figlio, vostra nipote o vostro fratello e perché no, anche vostro padre o vostra madre sarebbero potuti essere lì, sotto i colpi di merda di quei tonfa senza dignità, orfani di senno, rossi di sangue.
Questo se foste sulla stessa linea d'onda dei no-global che protestarono contro il G8 di Genova.
Ma nel caso voi foste poliziotti? Anzi, la domanda che mi è subito spuntata nel cervello è: che impressioni avrebbe un poliziotto alla vista di questo film?
Sono davvero così le Forze dell'Ordine? La pensano davvero così? Provano davvero tutto quell'odio verso coloro che sono di sinistra o semplicemente manifestano il proprio dissenso pacificamente? Davvero non aspettano altro che la possibilità di sfogare le frustrazioni giornaliere in maniera non solo legalizzata, ma approvata e compiaciuta?
A questo punto la sinistra non c'entra più un cazzo, è quasi irrilevante.
E' allucinante pensare che una cosa del genere capiti quasi impunemente (prescrizioni e ricorsi alla Cassazione…) in un paese civile.
Ho detto paese civile? Si, voglio ancora crederci.
Ma ho paura di chi ha il dovere di proteggermi e so che non è sano averne, non qui e non in quest'epoca.
E Daniele Vicari, meriti applausi a scena aperta, anche se sento ancora le mie lacrime sulle guance arrossate ed il morso allo stomaco per la rabbia impotente, legata dietro la schiena.

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